Mikhail attivò i tergicristalli, eliminando dalla superficie del parabrezza la neve mescolata a fango. Dicembre si era rivelato particolarmente freddo e la strada svaniva nella desolazione coperta di neve.

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Mikhail accese i tergicristalli per spazzare via la neve che si accumulava sul parabrezza, limitando la visibilità. La notte invernale avvolgeva la strada deserta, il silenzio spezzato solo dal rombo sommesso del motore e dal crepitio della radio. Stanco delle solite notizie sul traffico bloccato e sugli incidenti causati dal ghiaccio, spense la radio con un sospiro, concentrandosi sulla strada.

All’improvviso, i fari del camion illuminarono una figura solitaria ai margini della carreggiata. Un uomo anziano, avvolto in un cappotto consunto, stringeva un sacco voluminoso con evidente fatica. D’istinto, Mikhail premette il freno, sentendo le ruote scivolare leggermente prima di fermarsi a pochi metri da lui.

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Abbassò il finestrino, lasciando entrare una folata di aria gelida. “Ehi, signore, cosa ci fai qui a quest’ora?” chiese con tono preoccupato.

L’anziano sollevò lo sguardo, i suoi occhi stanchi e il volto segnato dal freddo. “Sto cercando un passaggio… devo portare queste patate ai miei nipoti.”

 

Mikhail inarcò un sopracciglio. “Da solo? Con questo freddo?”

L’uomo annuì, stringendosi nel cappotto. “Non avevo scelta. I bambini contano su di me.”

Senza esitare oltre, Mikhail scese dal camion, rabbrividendo quando il vento gli colpì il viso. Si avvicinò all’anziano e, ignorando la sua protesta, sollevò il sacco con un colpo di reni, caricandolo sul veicolo. “Sali, non ti lascerò qui al gelo.”

L’uomo esitò un istante, poi, vedendo la determinazione di Mikhail, si arrampicò con fatica nella cabina. Una volta dentro, Mikhail alzò il riscaldamento al massimo e riprese la guida. “Come ti chiami?”

“Pavel,” rispose l’anziano con un sorriso stanco. “E tu?”

“Mikhail. E dove devo portarti, Pavel?”

“Al villaggio di Yasnaya. I miei nipoti vivono lì con la loro madre.”

Mikhail fischiò piano. “Non è proprio vicino… E da quanto sei qui fuori ad aspettare?”

“Dalla scorsa notte. Molti sono passati, nessuno si è fermato.”

Mikhail strinse la mascella, contrariato. “Beh, ora sei in buone mani.”

Il viaggio si rivelò lungo e faticoso. La neve continuava a cadere, coprendo la strada con un manto spesso e traditore. Pavel si addormentò poco dopo, sfinito. Mikhail lo osservò di tanto in tanto, domandandosi come avesse resistito così a lungo al gelo.

Dopo quasi due ore di marcia lenta e attenta, imboccarono una strada secondaria. Il camion avanzava con difficoltà tra cumuli di neve, fino a quando una piccola casa di legno apparve all’orizzonte, con un camino fumante.

Appena fermò il camion, la porta della casa si spalancò e due bambini corsero fuori, avvolti in sciarpe e cappotti troppo grandi. “Nonno!” gridarono felici, stringendosi a Pavel non appena scese dal veicolo.

Mikhail osservò la scena con un sorriso, le mani infilate nelle tasche. Il calore di quella riunione gli scaldò il cuore.

“Chi è lui?” chiese il bambino più grande, scrutandolo con curiosità.

“Un amico, mi ha aiutato a tornare a casa,” rispose Pavel con gratitudine.

La bambina sorrise timidamente. “Grazie, signore.”

 

Mikhail annuì. “Di nulla. Ma… Avete abbastanza legna per l’inverno?”

Lo sguardo di Pavel si oscurò per un istante. “Sta finendo… ma ce la caveremo.”

Mikhail non disse nulla. Tornò al camion, prese due sacchi di legna e li portò davanti alla porta. “Questo vi aiuterà a stare al caldo.”

Gli occhi di Pavel si inumidirono. “Non dovevi…”

“Eppure l’ho fatto,” replicò Mikhail con un sorriso sincero.

Quella notte, nata come un semplice viaggio su una strada ghiacciata, si era trasformata in qualcosa di molto più significativo: un incontro che aveva riportato calore e speranza in una fredda notte d’inverno.

 

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