Ridammi tutto quello che ti ho regalato, non li meriti! gridò l’ex con rabbia — ma la risposta che ottenne lo lasciò senza parole.

Advertisements

 

— «Rendimi tutto ciò che ti ho dato!» ruggì Riccardo, spalancando la porta senza nemmeno bussare.

Advertisements

— «Come, scusa?!» esclamò Lara, alzandosi di scatto dalla vecchia poltrona dove si era appena seduta dopo la corsa. Indossava ancora i leggings sportivi e una felpa chiara, il volto arrossato dalla fatica.

Riccardo la fissava con le braccia conserte e il volto contratto dalla rabbia. — «Hai capito bene. Ogni regalo, ogni oggetto: voglio tutto indietro. Non li meriti più.»

Lara lo guardò senza parole. Solo pochi mesi prima sembravano inseparabili, complici agli occhi del mondo. Si erano conosciuti per caso in una caffetteria vicino all’università. Lei era al terzo anno di Lettere, lui lavorava nel settore tecnologico. Le loro vite erano diverse, ma quella sera, parlando di libri e sogni, era nato qualcosa.

All’inizio lui le sembrava attento, sicuro di sé ma rispettoso. Le regalava libri rari, magliette con citazioni poetiche, e perfino un portatile per scrivere i suoi racconti. «Voglio che tu abbia tutto quello che ti serve per brillare», le diceva. Lara, col tempo, si era lasciata coccolare, credendo che quello fosse amore.

Poi, tutto era cambiato. La relazione era diventata più fredda, più rigida. Litigavano spesso. Riccardo pretendeva sempre di più, fino a diventare soffocante. Alla fine, si erano lasciati. In apparenza, in modo pacifico.

E ora eccolo lì, con gli occhi pieni di veleno, a rivendicare ogni dono.

— «Riccardo, per favore, non essere ridicolo,» cercò di calmarlo Lara. — «I regali non si chiedono indietro.»

— «Non erano regali, erano segni d’amore. E l’amore è finito. Quindi anche quelli se ne vanno.»

— «E perché ora? Solo perché hai scoperto che ho preso un caffè con qualcuno?» ribatté lei, incredula.

— «Tu non perdi tempo, vedo. Bene. Allora non perderò tempo nemmeno io: restituiscimi tutto. Il computer, i vestiti, i braccialetti…»

Lara fece un profondo respiro. Dentro di sé si mescolavano rabbia e compassione. L’uomo che aveva davanti non era quello che aveva amato.

— «Va bene,» disse con freddezza. — «Se è questo che vuoi, lo avrai.»

Lui sembrò sorpreso da quella resa improvvisa, ma non disse nulla.

Lara scomparve nella stanza e iniziò a raccogliere gli oggetti. Ogni regalo, ogni piccolo pensiero. Mentre metteva tutto in un sacco, rivedeva i momenti belli e quelli che l’avevano fatta soffrire.

Quando tornò, le braccia cariche di ricordi impacchettati, Riccardo scrutò il contenuto come un ispettore fiscale.

Sollevò una camicia ancora con l’etichetta. — «Non l’hai mai nemmeno indossata…»

— «Forse perché non mi piaceva. Ma grazie lo stesso,» rispose Lara, ironica.

Alla fine trovò anche il vecchio braccialetto di corda, il primo oggetto che lui le avesse mai dato. Un pensiero semplice, comprato a una fiera, ma che lei aveva conservato con cura. Glielo porse senza dire nulla.

In quel momento suonò il campanello. Era Giulia, la sua coinquilina, con le mani piene di borse.

— «Che succede qui? Stai traslocando?» chiese entrando.

— «No, Riccardo è venuto a recuperare i suoi “ricordi”,» rispose Lara, sollevando il sacco.

— «Sul serio? Che eleganza,» commentò Giulia, alzando un sopracciglio.

— «Non ti riguarda,» sbottò lui.

— «Magari vuoi anche il suo spazzolino?» replicò lei con un sorrisetto.

Lara rise. E quella risata, leggera e sincera, fece più male a Riccardo di qualsiasi insulto.

— «Ecco tutto,» disse infine Lara, aprendo la porta. — «Se trovi altro che ti appartiene, mandami una lista. Te lo spedisco.»

Riccardo rimase lì, in bilico. Si aspettava suppliche, lacrime, rimorsi. Invece, trovò una donna serena. Liberata.

— «Non tieni a niente di tutto questo?» chiese, quasi sperando in un ripensamento.

— «No. I ricordi non si conservano in una scatola. E io di te… non voglio conservarne più.»

Leave a Comment