Ignaro che la moglie fosse sul balcone a stendere la biancheria, l’uomo confidava alla madre il suo piano per escluderla dai diritti sulla casa.

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— Senti bene, ragazzo mio: quella casa deve essere intestata solo a noi due, hai capito? Solo così potrai tenere sotto controllo quella testarda di tua moglie! — sbottò con impazienza Ludmilla, la suocera, con tono perentorio.

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Solo poche ore prima…

— Brrr… che gelo! Pare proprio che l’inverno stia arrivando… — mormorò Cristina stringendosi nelle spalle, avvolta solo nella vestaglia.

“Avrei dovuto prendere almeno un golfino. Vabbè, finisco di stendere e torno dentro,” pensò, mentre il vento le sfiorava la pelle.

Ma appena terminato il bucato, aprì la porta per rientrare e fu colta di sorpresa: la voce di suo marito, Boris, la fermò. Doveva essere al lavoro, e invece era lì, in casa.

Un cambiamento dell’ultimo momento. Natalia, una collega, l’aveva appena chiamata:

— Finalmente hanno deciso! Giornata libera per tutti. Hanno iniziato i lavori di disinfestazione in ufficio.

Cristina accolse la notizia con piacere. Troppe faccende sempre in sospeso. Un giorno per sé non guastava.

Quando sentì la voce di Boris, però, qualcosa non le tornò.

“Sta parlando con sua madre… meglio ascoltare,” pensò, richiudendo piano la porta del balcone.

— È un ottimo piano, mamma, davvero. Se fila tutto liscio, sarà perfetto — diceva Boris, mentre si sistemava nell’ingresso.

Cristina, silenziosa come un’ombra, si avvicinò alla cucina. Boris era al telefono con Ludmilla. Aveva messo il vivavoce, intento a prepararsi uno spuntino.

— Ma ti rendi conto?! — tuonava Ludmilla. — Devi sbrigarti prima che Cristina sospetti qualcosa. Avete trovato chi compra l’appartamento?

— Sì, tutto sistemato. La vendita è fissata per la prossima settimana. Un po’ di problemi con i soldi, ma nulla di grave.

— Bene! Quello è solo il primo passo. Dopo dovete vendere anche il bilocale e comprare la casa nuova. Ma ti ho già detto: tua moglie non deve sapere che sarà intestata a noi due!

— Mamma, andrà tutto bene. Le parlerò, la convincerò.

— Non essere ingenuo! Le donne sono furbe. Oggi ti abbracciano, domani ti cacciano. E tu senza casa! Io, almeno, sono tua madre. Non ti tradirei mai.

Cristina ascoltava tutto. Il sangue le ribolliva. Otto anni di matrimonio. Una figlia, Rita, di sette. Avevano vissuto in un monolocale donato dai suoi genitori, poi avevano comprato un bilocale con fatica. Avevano deciso di venderli entrambi per trovare una casa più spaziosa.

Ma ora tutto le appariva sotto una luce diversa.

“Ecco perché la suocera è così interessata. Vuole tutto intestato a sé e a Boris… per poi passarla a suo figlio minore! Astuta…”

Cristina decise di non affrontare il marito subito. Preparò la sua mossa con calma e intelligenza.

 

La sera, col cuore saldo, prese il telefono.

— Buonasera, Ludmilla! Come state? Tutto bene? Ottimo. Volevo aggiornarvi: abbiamo venduto il mio vecchio appartamento. E anche il bilocale! Sai, una collega si è innamorata della casa. Tutto velocissimo.

— Già trovato una nuova casa? — chiese Ludmilla, visibilmente nervosa.

— Certo! L’abbiamo scelta oggi. Firmiamo il contratto in settimana.

— Così in fretta?

— Eh sì, tutto perfetto! Ah, a proposito: l’intestazione della nuova casa. Vi interessa?

— Beh… sì. Ne avete parlato?

— No, non ho chiesto nulla. Ho deciso io. L’appartamento sarà intestato a me soltanto. Sai, i miei contributi sono maggiori: la casa dei miei genitori, metà del bilocale… Boris ha capito che è giusto così. L’ha accettato. Per nostra figlia. E magari per il secondo bambino. Perché, cara Ludmilla, se un giorno mio marito mi tradisce, almeno io e i bambini non resteremo per strada.

Silenzio. Poi un singhiozzo secco dall’altra parte.

Cristina chiuse la chiamata con un sorriso appena accennato. Immaginava già il volto sconvolto della suocera.

“Adesso rifletti bene, Ludmilla. La tua partita è finita. E ho vinto io.”