Marina stava preparando la cena, ma quando Anton le disse che avrebbe voluto andare in Egitto con i suoi amici, tutto si fermò. La sua mente si era congelata, incapace di comprendere cosa stesse accadendo. Anton, rilassato sul divano con il telefono in mano, sembrava non accorgersi della tensione che stava crescendo nell’aria.
“Quindi, vuoi che paghi la tua vacanza… e quella dei tuoi amici?” chiese Marina, incredula. Anton rispose con indifferenza, come se fosse una richiesta assolutamente ragionevole. Vitya e Zheka avevano bisogno di una pausa, e lei “guadagnava bene”, dopo tutto.
Marina si sedette, l’amaro della frustrazione che le serrava la gola. Un anno prima Anton aveva perso il lavoro, ma nulla era cambiato. Le sue giornate erano piene di videogiochi e inutili scuse. Marina, invece, lavorava fino allo stremo, cercando di mantenere in piedi non solo la famiglia, ma anche un matrimonio che ormai si reggeva su sottili fili invisibili.
Anton sembrava non capire. “È solo una settimana, Marina. Non ti sto chiedendo tanto!” replicò, alzando la voce con quella sua spavalderia che una volta la conquistava. Ma ora, ogni parola che pronunciava sembrava più un peso che un desiderio.
La sera, al bar con Lena, le parole di Anton rimbombavano nella testa di Marina. Lena, sempre così diretta, non si trattenne: “Non capisco come tu possa accettare di fare da ‘mantenuta’ in questa storia.”
Marina si sentiva confusa, ma le parole di Lena erano come un colpo di fulmine. Non voleva più essere quella che dava tutto e riceveva poco in cambio. Non voleva più vivere nell’ombra di un uomo che pensava solo a se stesso.
Quando tornò a casa, Anton e i suoi amici erano ancora a ridere nel soggiorno, come se nulla fosse. Marina si fermò sulla porta, guardando quella scena di normalità che ormai le sembrava così lontana.