La mattina dopo, ho trovato un biglietto sul tavolo: “Sono da mamma. Torno stasera.” Ho sorriso, ho rimesso il vestito rosso, mi sono guardata allo specchio e ho rivisto una donna viva, bella e libera.

Advertisements

Per il mio sessantesimo compleanno avevo deciso di fare qualcosa di diverso. Non volevo più scomparire nell’ombra di una vita ripetuta, fatta di doveri, silenzi e abitudini che avevano spento la mia luce. Così avevo scelto un vestito rosso, elegante ma sobrio, un vestito che raccontasse la donna che ero stata e che ancora volevo essere.

La mattina del mio compleanno, mi ero preparata con cura: un’acconciatura nuova, il profumo che lui mi aveva regalato anni fa, la tavola imbandita con rose rosse e piatti di famiglia. La musica jazz riempiva l’aria, mentre aspettavo il suo arrivo, immaginando almeno un sorriso, una parola gentile.

Advertisements

Quando lui è entrato, la sua occhiata fredda e la frase sferzante hanno spento ogni mia speranza:
— Dove credi di andare vestita così? Non sei su un palco. Alla tua età non è adatto.

Quel commento è stato come un pugno allo stomaco. Mi sono chiusa in bagno, il mascara colava sulle guance, e ho pianto per la donna che ero e per quella che avevo smesso di essere.

Quarant’anni insieme, e io ero diventata un’ombra, un mobile in una casa troppo grande per due. I figli cresciuti, la vita che scorreva senza più sorrisi condivisi. Ma quella notte, mentre lavavo i piatti e lui guardava la partita, ho capito che non potevo più aspettare.

La mattina dopo, ho trovato un biglietto sul tavolo: “Sono da mamma. Torno stasera.” Ho sorriso, ho rimesso il vestito rosso, mi sono guardata allo specchio e ho rivisto una donna viva, bella e libera.

Ho acceso il computer e ho prenotato un viaggio in Italia. Non per scappare, ma per ritrovarmi. Perché a sessant’anni si può ancora scegliere di essere felici, di inseguire sogni, di indossare vestiti rossi e brillare.

Non sono vecchia. Sono solo all’inizio di una nuova vita.