Mi ha umiliata con la sua segretaria. Ma il destino ha avuto l’ultima parola

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Shirley non aveva mai pensato di essere una donna debole. Ma il momento in cui vide suo marito Brody accarezzare la sua segretaria davanti a mezzo ufficio, sentì qualcosa dentro di sé cedere.
Non era solo il tradimento.

Era l’umiliazione pubblica.
Era il sorriso compiaciuto di Lila, quella venticinquenne col master in seduzione e l’aria da gattina velenosa.

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Era l’idea che, dopo sette anni di matrimonio, lui la trattasse come un oggetto rotto.

Le mani le tremarono.
La fetta di torta al cioccolato che aveva portato per sorprenderlo finì per terra, come il suo cuore.

Brody si voltò verso di lei con un’espressione da film horror travestito da commedia: un misto di fastidio, finta sorpresa e zero vergogna.
— Se ti metti a fare drammi, ti rovino. Chiedo il divorzio oggi stesso. E mi prendo tutto.
— La casa era dei miei genitori, — sibilò Shirley, cercando di restare in piedi.
— Ho le carte in regola, ricordi? Sono avvocato. Te la porto via… e ci metto dentro lei, — indicò Lila, che nel frattempo si stava sistemando la gonna.

Poi, per l’affondo finale, Brody prese la fetta di torta da terra, ci infilò dentro l’anello nuziale che Shirley si era tolta, e disse:
— Ecco. Forse riesci a ingoiarlo con un po’ di zucchero in più.

Parte 2 – Il fondo

Ore dopo, Shirley si ritrovò in una stanza d’hotel con le pareti beige e l’odore di disinfettante.
Aveva due valigie, un telefono mezzo scarico e un cuore a brandelli.

Singhiozzò. Gridò in un cuscino. Si chiese se fosse colpa sua.
E poi, qualcuno bussò.

Non era un’amica. Non era la sorella.
Era Dane Mercer, il nuovo CEO della compagnia, arrivato da Londra una settimana prima.
Un uomo con un passato torbido, una fama da lupo e una determinazione che si tagliava col coltello.
— Shirley? Ho saputo cosa è successo. Voglio parlarti. Ora.

Parte 3 – La rinascita

Il dialogo con Dane non fu gentile.
Lui era diretto, tagliente.
Le disse:
— Ho letto il report dell’anno scorso. Tu hai tenuto in piedi il dipartimento. Brody si prendeva i meriti. È ora che qualcuno ti dia ciò che ti spetta.

Shirley rise, amara.
— Adesso mi stai offrendo una promozione per pena?
— Ti sto offrendo giustizia. E… forse un alleato.

Da lì, qualcosa si mosse.
Shirley tornò a lavorare.
Non nello stesso ufficio. Dane le diede un ruolo da manager regionale.
Nuovo team. Nuove regole.
E un nuovo tailleur color vinaccia che la faceva sentire invincibile.

Nel frattempo, Brody fu messo sotto indagine per violazione del codice etico.
Dai server aziendali spuntarono email “calde” tra lui e Lila.
Lila? Licenziata.
Brody? Sospeso. Poi denunciato per appropriazione indebita di fondi.

Shirley?
In piedi. Forte.
Con il rossetto rosso e lo sguardo che non abbassa più.

Parte 4 – Il finale che non ti aspetti

Un giorno, mesi dopo, Shirley si ritrovò a un evento di gala.
Brody era lì. Sguardo abbattuto, cravatta storta, e senza Lila al fianco.
Lui si avvicinò.

— Shirley… posso parlare con te?
Lei lo guardò come si guarda un chewing gum incollato alla scarpa.
— Brody, io non parlo con i fantasmi.

Fece per andarsene. Poi si voltò un’ultima volta:
— Ah, e il karma ti ha lasciato un messaggio: dice che ti sta aspettando in tribunale. Con i documenti del mio avvocato.

E mentre si allontanava, Dane le porse il braccio.
— Cosa preferisci, vendetta o vino?
— Entrambi. Ma prima balliamo.