Olga si fermò sulla soglia, osservando Alexey con occhi che ormai non sapevano più se essere pieni di rabbia o di tristezza. L’uomo, che una volta amava più di ogni cosa, ora le sembrava distante, quasi estraneo. La sua mente ronzava, cercando di trovare un filo logico tra la sua reazione e il gesto che aveva appena fatto: regalare a sua madre gli orecchini di sua nonna.
“Che diavolo sta succedendo?” pensò, mentre le gocce di pioggia si mescolavano alle sue lacrime non versate.
“Li ho presi,” disse Alexey, spezzando il silenzio, mentre le porgeva la scatola. Il suo viso era serio, ma un’ombra di dolore si nascondeva nei suoi occhi. “Li ho ripresi per te.”
Olga guardò la scatola, ma non si mosse. Non era solo un regalo, era qualcosa di più profondo, qualcosa che aveva un legame indissolubile con il passato, con l’amore che una volta c’era tra di loro. Quegli orecchini, piccoli e brillanti, avevano visto il loro matrimonio, le risate, le promesse fatte. Ma ora sembravano simboli di tradimento.
“Non basta,” disse Olga, con voce bassa e tremante. “Non puoi restituirmeli come se nulla fosse. Non è solo una questione di oggetti, Alexey. È la mia fiducia. È il rispetto che mi merito come tua compagna. Non voglio più essere la tua seconda scelta. Non voglio essere una delle tante.”
Alexey abbassò lo sguardo, come se le parole di Olga gli avessero fatto male più di quanto volesse ammettere. “Non è così,” mormorò.
“Ma lo è,” replicò Olga. “Lo è da quando hai deciso di metterla davanti a me. Da quando hai scelto di farla sentire più importante di me. E io non lo accetterò più.”
Con un sospiro profondo, Olga si voltò e si diresse verso la porta. Non c’era più spazio per le illusioni, né per le promesse non mantenute. Quella notte, mentre il vento soffiava gelido fuori dalla finestra, Olga prese una decisione. Forse non era più una questione di orecchini. Era una questione di ricominciare, da sola.