Dopo il matrimonio, mia madre ci ha dato l’appartamento di famiglia e la mia vita è diventata un inferno dopo il matrimonio: la verità su mia moglie

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Sono cresciuto a Bergamo, in una famiglia che non ha mai avuto molto, ma che non mi ha mai fatto mancare l’essenziale. Dopo la morte di papà, mamma ha preso tutto sulle sue spalle. Di giorno lavorava al mercato, la sera puliva in un supermercato. Lo faceva per me, per darmi un futuro. Sognava un destino sereno per suo figlio.

All’università ho incontrato Fiorella. Alta, bellissima, con una voce che faceva girare la testa a tutti. Quando, durante un esame di economia, mi chiese un chiarimento, non credevo fosse vero. Da lì iniziammo a parlare, poi a vederci, poi a stare insieme. Un anno dopo, le chiesi di sposarmi. E lei disse sì.

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Dopo il matrimonio, non avevamo una casa. Così mamma ci donò l’appartamento di famiglia, quello che aveva ereditato da una cugina. Tornò al suo paesino d’origine dicendo: «Questo è il vostro inizio». Fiorella accettò, ma con freddezza. Lei sognava di più.

Iniziò a cambiare lentamente. Si lamentava di ogni cosa: della casa troppo piccola, dei miei vestiti semplici, dei regali troppo modesti. Quando andavo da mamma, si arrabbiava. «È vecchia, ha vissuto la sua vita, ora pensa a noi», mi diceva.

Ma come potevo voltare le spalle a chi aveva rinunciato a tutto per me?

Il punto di rottura arrivò quando mamma si ammalò. Aveva bisogno di assistenza, medicine, presenza. Fiorella fu chiara: «O me o lei». Non le risposi. Mi limitai a uscire di casa, con le lacrime agli occhi, e guidare verso il paese di mamma.

Quella sera capii che l’amore vero non è fatto solo di attrazione o promesse. È cura. È sacrificio. È gratitudine. Fiorella non era più la ragazza che avevo amato, e forse non lo era mai stata.

Non ho scelto tra mia moglie e mia madre. Ho scelto me stesso. E il rispetto per chi mi ha dato tutto senza chiedere mai nulla.