Non riuscivo a smettere di pensarci. Così ho fatto qualcosa che non faccio mai

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L’avevo preso solo perché era comodo. Uno zaino grigio, anonimo, trovato in un negozio dell’usato a pochi passi da casa. Quattro euro. Niente di speciale. “Ci metto dentro la borraccia, il libro, due biscotti, e via”, pensai.

Ma appena arrivata a casa, come faccio sempre con le cose prese nei mercatini, ho deciso di dargli una bella ripulita. L’ho svuotato, rigirato, e mentre tastavo l’interno per cercare eventuali strappi, le dita hanno urtato qualcosa di strano. Una cucitura rigida sul fondo. Sembrava un doppio fondo.

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Curiosa, ho infilato le dita e… click. Una piccola cerniera invisibile si è aperta.

Dentro, un sacchettino di tela. Semplice, beige. Sembrava un portamonete o una custodia per gioielli. L’ho aperto con attenzione, e sono rimasta senza fiato.

C’erano cinque oggetti:
– Una medaglietta militare con un nome inciso: A. Russo
– Una chiave minuscola, tipo da diario
– Una vecchia fotografia in bianco e nero, piegata in quattro, raffigurante due giovani abbracciati sotto un albero di magnolia
– Un bigliettino sgualcito con scritta a mano: “Ci troveremo lì, come promesso. Non importa quanto tempo passerà.”
– E un anello d’oro sottile, con due iniziali incise all’interno: A & L

Quel piccolo archivio segreto raccontava una storia. Un amore perduto? Un addio mai detto? Una promessa interrotta?

Non riuscivo a smettere di pensarci. Così ho fatto qualcosa che non faccio mai: ho cercato il nome inciso sulla medaglietta. A. Russo. Dopo ore di ricerche, sono riuscita a rintracciare un articolo locale di anni fa, su un certo Andrea Russo, ex soldato, scomparso misteriosamente nel 1986. Non fu mai ritrovato.

L’albero nella foto? Era dietro la vecchia stazione abbandonata del mio quartiere. Ci sono andata. E lì, inciso sulla corteccia, ho trovato le stesse iniziali: A + L.

E ho capito. Lo zaino non era solo un accessorio di seconda mano. Era una capsula del tempo. Un frammento di una vita spezzata. Forse un addio. Forse una fuga. O forse… una promessa mantenuta, nel silenzio di chi non può più parlare.

Da allora, porto lo zaino ogni giorno. Non per comodità, ma per rispetto. Perché a volte, le storie d’amore più vere non le trovi nei romanzi. Le trovi cucite, in silenzio, dentro il fondo di uno zaino dimenticato.