Non avrei mai immaginato che, aprendo la cassaforte, avrei scoperto un segreto capace di gelarmi il sangue nelle vene

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Avevo appena aperto la cassaforte.

Nessun lingotto d’oro. Nessun diamante. Ma nemmeno vuota.

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Dentro, c’era una scatola di legno scuro, lucidata a mano, con un simbolo inciso sul coperchio: tre chiavi intrecciate, una rossa, una nera, una d’argento.

La toccai. Era fredda, più del metallo che la conteneva. Nessuna serratura visibile. Nessuna apertura. Eppure… respirava. Avevo la sensazione netta che qualcosa si muovesse dentro. Vivo? No, non proprio. Ma nemmeno morto.

Non avevo fumato. Né bevuto. Eppure, quella cosa sembrava osservarmi.

Presi la scatola e la appoggiai sul tavolo. Il fondo della cassaforte rivelava un secondo scomparto, più piccolo. Dentro c’era una vecchia busta. In carta spessa, ingiallita. Il mio nome sopra. Il mio nome.

Rimasi immobile. Era uno scherzo? Qualcuno mi stava spiando? Ma nessuno sapeva che l’avrei comprata. L’avevo scelta per caso. Eppure…

Con le dita tremanti, aprii la busta.

“Non aprire la scatola da solo. Tre chiavi, tre custodi. Tu sei il quarto. Trova gli altri, o la scatola si aprirà da sola. E quando lo farà… tu non sarai pronto.”

Sul retro: un indirizzo. Una piccola città costiera che non avevo mai sentito nominare.

Due giorni dopo ero lì.

Il luogo indicato era un edificio abbandonato: una scuola elementare, pareva. In cima a un armadietto, incastrato nella ruggine, trovai qualcosa: una chiave. Rossa. Identica a quella incisa sul coperchio.

Poco distante, sul muro, qualcuno aveva inciso parole in cirillico: “они следят” — “loro osservano”.

Non tornai subito a casa. Nei giorni successivi, ricevetti due telefonate da numeri sconosciuti. Nessuna voce, solo il suono di un carillon. La seconda volta riconobbi la melodia: era quella che la mia bisnonna mi cantava per dormire. Morta da quindici anni.

La scatola era ancora lì, chiusa.

Ma il legno, ora, era tiepido al tatto.

E la notte… sogno voci che mi chiamano. Tre voci. Diverse. Ma dentro ognuna… c’è anche la mia.