Semyon si trovava davanti alla porta della casa che aveva sempre conosciuto, ma qualcosa, quella sera, non era più la stessa. Quando il trattore lo aveva portato a casa, aveva visto una donna senzatetto con un bambino. Avevano chiesto asilo per una notte, e lui, con il cuore pesante, aveva consegnato loro le chiavi senza pensarci troppo. Ma quella sera, quando si avvicinò alla finestra, vide qualcosa che gli gelò il sangue.
La casa sembrava diversa, come se fosse stata avvolta da un’atmosfera antica. Una luce fioca brillava dentro, lontana dal calore familiare che conosceva. Una donna in un vestito scuro, troppo vecchio per essere moderno, stava in piedi vicino alla finestra, con il volto pallido e inquietante. Tra le sue braccia, un bambino tremante che sembrava essere più un’ombra che un essere umano. Poi, la donna si voltò e lo guardò direttamente. I suoi occhi, pieni di una tristezza antica, lo scrutavano come se chiedessero qualcosa che non riusciva a comprendere.
Semyon non riusciva a muoversi. Il cuore gli martellava nel petto, e con le gambe che tremavano, corse fuori. La porta di casa si aprì senza fatica, come se lo stesse aspettando, ma dentro tutto era silenzioso, troppo silenzioso. Sul tavolo, una lettera scritta a mano in una calligrafia elegante ma tremante attirò la sua attenzione. “Se qualcuno trova questa lettera…” cominciava. E poi il nome: Masha, e quello di un bambino, Ivan.
Il suo cuore si fermò. La data stampata nell’angolo, il 1956, era troppo lontana nel tempo. Non poteva essere una coincidenza. Masha e Ivan, quei nomi, erano legati a qualcosa che non riusciva a comprendere. Poi, sul pavimento, trovò una vecchia bambola di porcellana, con un braccio rotto, che non ricordava di aver mai visto prima.
Semyon corse fuori, cercando risposte, ma la strada era deserta. Nessuna traccia della donna o del bambino. Solo il vento che sussurrava tra le foglie secche.
Il giorno seguente, il poliziotto del villaggio scosse la testa. “Non c’è niente, Semyon,” disse, ma una vecchia vicina, Marfa, fece il segno della croce e sussurrò: “Hai visto Masha e Ivan.”